Sul numero di Focus di marzo ho trovato un interessante articolo che parla di fiducia.
Strano, non mi aspettavo di trovarlo lì.
Eppure c’era e, leggendolo, ho capito perché.
La questione della fiducia è vecchia quanto il mondo, eppure oggi nel nostro mondo civilissimo e progreditissimo, sembrava un po’ fuori moda. Roba da romaticoni inguaribili, bambini sognanti. Inutile, insomma.
E invece, guarda un po’, tutta questa grande evoluzione e civilizzazione in un certo senso ci hanno riportati al punto di partenza: senza fiducia la società non può esistere.
L'affidabilità di paesi e imprese fa girare l'economia planetaria, la reputazione è ormai la risorsa immateriale più preziosa che c'è.
Mica da ridere. Mica robetta da romantici o, peggio, da stupidi.
I dizionari della Lingua Italiana la definiscono come sensazione di sicurezza basata sulla speranza o sulla stima riposta in qualcuno o qualcosa oppure come sentimento di sicurezza che deriva dal confidare senza riserve in qualcuno o qualcosa e indicano come sinonimi: confidente, ottimista, pieno di aspettative, sicuro, speranzoso.
In inglese fiducia corrisponde a due parole.
Se vai sulla traduzione dall’italiano all’inglese trovi confidence (per assonanza “confidenza”) che in italiano vuol dire intimità, amicizia, dimestichezza, il confidare fiducia, sicurezza di sé.
Se invece vai a tradurre dall’inglese il termine trust indovina cosa ti viene fuori? Fiducia. Appunto.
Tutta roba difficile, in ogni caso. Già perché la fiducia prevede il coraggio di scommettere su qualcosa o qualcuno, instaurare una relazione interpersonale nel cui ambito operare congiuntamente per il miglioramento dello "status quo".
Significa contare sul fatto che le persone rispetteranno gli impegni e che sugli altri, oltre che su di sé, si può contare.
Ecco. E come la mettiamo con il rischio del tradimento? Secondo studi fatti di recente da Vittorio Pelligra il dare fiducia induce nell’altro il desiderio di meritarla, e per questo lo rende più affidabile. Oppure no. C’è chi ancora pensa di poterne approfittare, ma la buona notizia è che di solito si smaschera da solo, lasciando purtroppo dietro di sé delusioni e amarezze varie. Pare però che si tratti di una minoranza destinata all’autoestinzione. Basta dargli tempo.
Per quanto mi riguarda ho imparato a diffidare soprattutto di quelli che dicono “non mi fido di nessuno”. Tradotto significa “non fidarti di me”. E’ già qualcosa.
E per finire un po’ di bibliografia per chi avesse voglia di approfondire:
S. Covey, La sfida della fiducia
V. Pelligra, I paradossi della fiducia
N. Luhmann, La fiducia
A. Marchetti, E. Di Terlizzi, S. Petrocchi, La fiducia e il coping nelle relazioni interpersonali
E. Resta, Le regole della fiducia
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