mercoledì 17 febbraio 2010

Il consulente e i case history di marketing

Amo i case history di marketing perché ti fanno fare bella figura.
Ti qualificano come esperto, ti ammantano di conoscenza e know how, ti fanno sembrano "uno che la sa lunga", un consulente che sa come va il mondo.

Amo i case history di marketing perché nelle aziende, ogni volta che illustri un caso, ti guardano sotto una luce diversa, con uno sguardo complice, entusiasta.
I manager, poi, ne sono avidi: non si accontentano mai, ne vogliono sempre di nuovi, di recenti, di illustri.
I fallimenti degli altri, poi, scatenano un misto di delusione e gioia, come per dire "io già lo sapevo che finiva così".

Amo i case history di marketing perché in aula, quando li presenti, gli allievi ti guardano con ammirazione, devozione e gratitudine.
Come se, attraverso lo studio del caso presentato, ognuno potesse assimilare la Conoscenza, il Sapere, la Suprema Via. E ti fanno diventare il docente più ambito e ricercato.

.......

Odio i case history di marketing perché non se ne può più.

Perchè ogni volta parli del passato, di ciò che è stato e che sicuramente oggi non è più, ne più lo sarà.

Perché un caso, che sia tuo o di altri, illustra sempre una parte, un pezzetto di quello che è stato lo scenario di riferimento ed il sistema di scelte, ma non spiega quasi mai i vincoli, le resistenze, le difficoltà delle scelte.

Odio i case history di marketing perché le aziende vogliono essere continuamente sorprese, perché devi presentare almeno 10 casi anche per scegliere un biglietto da visita.
Odio i case history di marketing perché la maggior parte dei manager conosce pochi mercati e di molte situazioni difficilmente afferra le scelte e le strategie.
Però sono pronti a sindacare su tutto. E a condizionare ogni tua proposta.

Odio i case history di marketing perché non si può più fare una lezione senza.
Perché altrimenti la lezione è solo teoria, quindi poco utile e noiosa.
Perché senza un bel caso di un’azienda famosa la lezione è fumosa.
Tanto, poi, a chi importa se nella azienda famosa non ci andrà mai a lavorare nessuno dei partecipanti. Quello che conta è l’illusione del sapere, non importa capire come operare nelle realtà dove lavorano o dove andranno.

Amo o odio, cliente contento o consulente scontento, utile o inutile, a favore o contro.

Mettiamo ai voti?

Nessun commento:

Posta un commento