Tutti vendiamo qualcosa.
Sempre (o quasi). In modo consapevole o meno.
Anche quelli che cercano di convincerti del contrario.
Anche quelli che mai e poi mai vorrebbero compromettersi con la vendita. Come se fosse una cosa brutta da fare. Ma non lo è o non lo dovrebbe essere.
Anche se ci sono tanti pregiudizi.
Anche ora che i venditori sono tutti “consulenti”… rovinando i consulenti, oppure no, visto che anche loro devono vendere per vivere.
E il succo comunque non cambia.
Tutti compriamo.
Spesso e volentieri, Con gusto o con sacrificio. Ma compriamo.
Anche se non ci piace sentirci pressati.
Compriamo non solo prodotti e servizi, ma anche tante altre cose.
I verbi possono cambiare, possiamo trovarne di più accomodanti, di più graziosi, ma non cambia la sostanza.
"Compriamo" idee, conoscenze, informazioni, attenzione, relazioni ed altro.
Ma non ci piace la gente che ci vende qualcosa.
Per questo ho provato a tracciare una matrice che possa aiutare ad identificare “che cosa vendo” seguendo due variabili chiave: l’orientamento al “prodotto” o al cliente e la razionalità dell’approccio rispetto al lato emotivo-psicologico.
Capire cosa vendo è il punto di partenza per costruirci sopra un piano e soprattutto per cercare di capire a chi potrebbe interessare la nostra offerta.
E' evidente che proporre prodotti e servizi sia poco attraente per chiunque. Eppure la maggior parte delle attività si continua a vendere così.
Offrire vantaggi, soluzioni, benefici sembra decisamente più interessante.
Ma devono essere credibili, differenzianti e unici. Una strada difficile, ma possibile.
C'è poi la possibilità di offrire, idee, opinioni, informazioni, conoscenza, status.
Un'offerta che, in questi ultimi anni, continua a crescere.
In fondo Google offre informazioni, per di più nella maggior parte dei casi gratuite ed è diventato un colosso mondiale.
La strada nuova oggi è legata all'offerta di esperienze e di relazioni.
Idee in proposito?
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