Lo scorso 18 gennaio 2010 Cisco ha pubblicato i risultati di uno studio basato su interviste approfondite effettuate con 105 rappresentanti di 97 aziende in 20 diversi paesi del mondo, inclusa l’Italia, condotto fra aprile e settembre 2009.
Obiettivo: fare il punto su come le aziende utilizzano gli strumenti di social networking.
Piattaforme collaborative come Facebook e Twitter collegano le aziende al mondo esterno in moltissimi modi diversi e aprono nuove potenziali vie d’accesso al mercato, rendono più stretta la relazione con il cliente.
Ad oggi:
- Il 75% delle aziende intervistate ha identificato nei social network i social media che utilizzano maggiormente;
- il 50% di esse ha fatto riferimento anche ad un uso estensivo del microblogging.
- Gli strumenti di social networking si stanno diffondendo nei settori marketing e comunicazione, risorse umane, servizio ai clienti.
- In ambito marketing e comunicazione questi strumenti sono già parte integrante delle iniziative, in quanto chi se ne occupa conosce gli strumenti e come fonti di forme di interazione più ricche.
- Le aziende medio-piccole utilizzano attivamente i canali dei social network per generare contatti, contrariamente a quelle più grandi.
Tutto questo, per ora, esprime soltanto una infinitesima parte delle sue potenzialità.
La criticità che sta emergendo, infatti, riguarda la natura sostanzialmente destrutturata del social networking rende inefficaci i processi di governance già in atto e allo stesso tempo rende difficile creare ed adottare delle policy aziendali.
Inoltre le aziende inoltre trovano difficile individuare un approccio equilibrato alla natura “personale” e “sociale“ di questi strumenti, mantenendo al contempo un certo grado di controllo.
E il punto è proprio questo:
è possibile cercare di “governare” qualcosa che per sua natura è “ingovernabile”?
è utile cercare di controllare strumenti che devono il loro successo proprio al fatto di essere fuori controllo?
In dilemma che le aziende si trovano davanti è quello di dover scegliere tra l’autorità e l’autorevolezza, fra l’informazione camuffata da comunicazione e il dialogo, tra l’arroccarsi e il mettersi in gioco.
Andando ancora più a fondo tutto questo ha a che fare con la capacità di gestire l’instabilità e il continuo cambiamento che da essa deriva.
Per natura noi umani tendiamo a conservare, a resistere al cambiamento e lo facciamo, paradossalmente, anche quando sappiamo che il “poi” sarà meglio del “prima”.
Per noi è sempre preferiible che tutto resti com’è.
Il punto è capire se possiamo ancora permetterci di cercare di resistere a questa accelerazione di dinamiche che, una volta innescata, difficilmente si fermerà.
Io credo di no.
E allora?
Allora serve una sorta di rivoluzione copernicana, serve tornare al punto di partenza, al ricordarci di essere, prima che aziende, persone.
Serve ripartire da sé, imparare, migliorare, crescere.
E’ faticoso, certo. Ma può essere anche molto divertente!
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