Josh Bernoff ha scritto un post sul blog di Groundswell in cui sostiene che Internet si sta “scheggiando”.
Sostiene che questo è dovuto in larga parte al fatto che le applicazioni non funzionano nello stesso modo sui diversi dispositivi disponibili.
Bernoff dice anche di fare attenzione a tutti i soggetti che amministrano in proprio i contenuti e per argomentare fa esempi interessanti.
“Apple continuerà a stabilire quali applicazioni funzioneranno sui suoi iPad. Facebook continuerà a chiedere un login per accedere e la maggior parte dei suoi contenuti non sarà visibile da Google. Infine lo schermo dell’iPhone continuerà ad essere troppo piccolo per poter vedere bene la maggior parte delle pagine Web.
Questo sta creando dilemmi a chi crea e sviluppa siti perché l’HTML 5 non è la cura miracolosa.”
E prosegue ponendo alcune domande che lui chiama “indice Splinternet”, 6 quesiti su cui interrogarsi, e alla maggior parte dei quali non si possono dare risposte concrete, per capire di cosa sta parlando:
1. In che misura le visite a tutte le pagine Web su tutti i dispositivi procurano un’esperienza che non è vicina alle intenzioni dei creatori?
2. In numeri assoluti, quante visite finiscono in una pagina che non rende come il creatore aveva pensato?
3. Quanto tempo passano i creatori di contenuti (siti, marketers e chiunque sviluppi contenuti interattivi) a decidere quale piattaforma usare e a personalizzare i loro contenuti per quelle piattaforme?
4. In quale proporzione i contenuti finiscono su piattaforme per cui non esistono ancora strumenti di misura?
5. Quanta parte dei budget a disposizione dei creatori di contenuti viene speso per inviarli a piattaforme in cui i contenuti sono controllati dalla piattaforma stessa (es. iPhone, iPad, Facebook ecc.)?
6. Quanta parte dei contenuti interessanti è nascosta sotto login inaccessibili per i search engines?
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